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16 Maggio 2011

Il Deja vu pokeristico

A tutti sarà capitato, prima o poi, di sperimentare il fenomeno del déjà vu. Con questo termine si intende la sensazione di aver già vissuto in passato un avvenimento che si sta verificando ma che, coscientemente e razionalmente, si è sicuri di affrontare la prima volta. Facciamo un esempio: supponiamo di attraversare uno sconosciuto paesino di alta montagna nel cuore delle Dolomiti in cui siamo sicuri di non esserci mai stati prima, ad un certo punto noi però sperimentiamo una familiarità così forte con questo luogo tanto da farci affermare “dietro quell’angolo c’è una rivendita di prodotti tipici della Lucania”. Infatti, proprio dietro quell’angolo, seminascosto tra il panificio “Stella Alpina” e il negozio “Da Bepi, tutto per l’alpinismo estremo” c’è il negozietto “Cose buone dalla Basilicata”.

Le spiegazioni del fenomeno, ancorchè varie, si possono fondamentalmente ricondurre a due scuole di pensiero:

–       Teorie neurologiche. Il déjà vu è la conseguenza di disfunzioni croniche del cervello ovvero temporanee (amnesie).

–       Teorie parapsicologiche. Il déjà vu è la manifestazione di fenomeni di precognizione o chiaroveggenza.

Anche nel mondo del poker, specie in quello del poker online, il déjà vu è una situazione piuttosto comune. Tale fenomeno, tuttavia, presenta delle caratteristiche peculiari che lo caratterizzano rispetto al déjà vu classico.

In primo luogo il déjà vu pokeristico è riferito all’esito finale della mano che si sta disputando. Ad esempio, quando noi andiamo ALL IN con la nostra meravigliosa coppia di AA su un board raimbow 4K56 e il nostro avversario sfoggia la sua micragnosa combinazione 2 7 potrebbe scattare il déjà vu pokeristico sottoforma di sensazione, già provata, di sapere di perdere la mano. Ovviamente, al river scende il 3 che fa scoppiare i nostri assi premiando il vergognoso nemico.

In secondo luogo, il déjà vu pokeristico si risolve sempre con una sconfitta. In altre parole, non si prova mai la sensazione di aver già giocato e vinto una mano, ma solamente di averla già persa in passato.

Infine, il terzo aspetto da considerare è che il déjà vu pokeristico, proprio perchè connesso all’aleatorietà del gioco non può essere spiegato con il ricorso a teorie fisiche razionali come quelle neurologiche trattate in precedenza, ma bensì è causato da una preveggenza, ancorchè di pochi secondi, dell’esito finale (negativo) della mano che si sta disputando.

Dalla descrizione fatta, non esistono rimedi che possano cambiare la sorte di una mano allorquando il giocatore prova la sensazione del déjà vu pokeristico. Tuttavia, si può evitare che questa manifestazione causi depressione e scoraggiamento nella psiche del giocatore adottando questi facili precauzioni:

–       Ripetere sovente (ad alta voce o mentalmente) la frase “il déjà vu è infrequente ma io non ne sono esente”. Ciò ci aiuta a accettare serenamente che certi fenomeni sono assolutamente naturali.

–       Al verificarsi del déjà vu  pokeristico, coprire lo schermo qualora non fossero richieste ulteriori azioni di gioco prima del termine della mano. Ciò aiuta a minimizzare l’impatto negativo della mano sfavorevole in base all’arcinoto detto “occhio non vede, cuore non duole”.

–       Parlarne con gli amici giocatori in modo da raccogliere diverse esperienze altrui nell’ottica del “mal comune, mezzo gaudio”.

Un ultimo rimedio, ma non certo per importanza, potrebbe essere infine quello suggerito da Matteo Wolwitz, un altro cultore degli studi alternativi applicati al poker.

Il Wolwitz ritiene che il déjà vu pokeristico sia causato dallo scontro tra il continuo desiderio che ogni giocatore ha di vincere la propria mano e l’esperienza oggettiva di sconfitta che si verifica nella maggior parte delle mani giocate.

Tale scontro si eliminerebbe praticando l’antica disciplina Buddhista che porta alla cessazione della sofferenza tramite l’eliminazione di ogni desiderio. Nello specifico la sofferenza sarebbe il déjà vu pokeristico mentre il desiderio sarebbe quello di vincere la mano.