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12 marzo 2011

L’abbiamo chiamata Francesca (e siamo in un universo parallelo)

Purtroppo si sta nuovamente verificando il fenomeno nefasto a causa del quale il mio gioco e le mie prestazioni al tavolo verde virtuale vengono pesantemente condizionate, in negativo purtroppo, dall’ascolto e dalla visione di uno spot pubblicitario.

Ne avevo già ampiamente discusso qui, con riferimento allo spot del Vino San Crispino. Questa volta la responsabilità  è di un’altra rèclame, quella della Telecom. Per capirci, è lo spot che inizia con un neo-papà che comunica tramite telefono  la nascita della sua bimba a cui è stato imposto il nome di Francesca. Poi nello spot si succedono i decenni ed alla fine il figlio di Francesca comunica alla madre che la sua bimba appena nata è stata chiamata proprio come lei: Francesca. Quest’ultima comunicazione viene fatta in diretta dalla stanza di ospedale dove il papà,  la neonata Francesca e la puerpera si mostrano a nonna Francesca tramite webcam.
Lo spot non è male,  potrebbe essere addirittura definito bello da chi è particolarmente sensibile alle sdolcinatezze della vita oppure poetico da coloro i quali hanno la lacrimuccia facile ogni qualvolta vedono un tenere bebè vicino alla sua mammina ed al suo paparino.

Tuttavia, esso mi gettava in confusione, provavo insomma un forte sentimento di disagio ogni qualvolta lo vedevo e  se la visione accadeva mentre giocavo a poker on line la mia partita finiva inevitabilmente nel giro di poche mani, sempre a causa di alcune mie decisioni di gioco completamente sballate.  Pertanto, dopo aver realizzato che ci doveva essere un legame tra lo spot e i miei errori, mi sono deciso a studiare approfonditamente il problema  e  dopo aver  guardato e riguardato  svariate volte la clip incriminata sono arrivato a capo dell’enigma.

La soluzione è contenuta nelle prime sequenze dello spot. Vediamo quali.
Nella primissima scena, mentre il protagonisca corre a perdifiato in preda al demone della paternità, appare una sovraimpressione che indica che  ci troviamo nel 1953. Non ci sono dubbi su questo, la scritta è chiarissima e perfettamente leggibile, è il 1953 in quanto compaiono affiancati l’uno, il nove, il cinque ed il tre.

Immediatamente dopo l’inquadratura cambia, l’ossesso è dentro l’emporio e sta telefonando, e nella scena si vede un calendario a muro in cui e’ riportata la data di martedí 12 ottobre. Anche in questo caso l’immagine è chiarissima.

 

Credo che a questo punto, siate già in grado di anticipare quanto sto per scrivere, e cioè che il 12 ottobre del 1953 non era un martedì. In verità, non è che sono dovuto ricorrere a complicati calcoli per scoprire tale errore, mi è bastato semplicemente andare su google, digitare “calendario perpetuo” e cercare nei siti che offrono tale servizio quale giorno della settimana fosse stato il 12 ottobre del 1953. La risposta ottenuta, verificata e riverificata più volte è la seguente: il 12 ottobre del 1953 era un lunedì.
Per chi non voglia condurre analoga indagine ho messo a fianco la pagina di ottobre  del calendario del 1953 della famosa rivista americana Esquire, dove si vede che la data  del 12 è in corrispondenza della colonna con la lettera M, cioè Monday (lunedì). La data del 12 è in rosso in quanto è la festività civile del Columbus Day nella quale si commemora l’anniversario della scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo (12 ottobre 1942).

La causa dei miei stati confusionali è perciò l’errore madornale contenuto nello spot  Telecom. Evidentemente l’ipotalamo e l’ipofisi oltre a governare l’orologio biologico che ognuno di noi ha, governano anche un calendario biologico che deve anche esso trovarsi all’interno del nostro cervello . Quando perciò riceviamo delle informazioni visive difformi dal nostro calendario biologico, come nello spot esaminato, il nostro cervello reagisce andando in confusione.

Tuttavia, rimane un mistero su come sia potuto accadere che in una campagna pubblicitaria costata, suppongo, centinaia di migliaia di Euro si sia verificatata una disattenzione simile. Un errore come questo me lo sarei aspettato dal Mobilificio Fratelli Seggioloni oppure dalla Macelleria Eredi Ossobuchi, non dalla grande Telecom Italia. Dal mio punto di vista avanzo dunque qualche ipotesi alternative, riassunte sotto forma di elenco, su come siano andate le cose:

  1. Nessuna connessione ad internet. Per quanto incredibile, può essere successo che l’agenzia pubblicitaria che ha realizzato lo spot non disponesse di una connessione ad internet e, pertanto, i creativi che vi lavorano non hanno potuto consultare i calendari perpetui  on-line per controllare l’esattezza della data.
  2. Scommessa. Un paio di burloni della Telecom o dell’agenzia pubblicitaria hanno architettato coscientemente l’errore, scommettendo del denaro sull’eventualità che fosse possibile imbrogliare decine di milioni di telespettatori senza nemmeno ricorrere alla politica.
  3. Rapimento alieno.  Il neo-papà corre verso l’emporio nel 1953, ma poco prima di entrare nel negozio viene rapito dagli alieni che lo trattengono sull’astronave madre per lunghi mesi, sino ad ottobre 1954.  Al termine di una lunghissima serie di esperimenti psico-fisici, finalizzati soprattutto ad esaminare le emozioni di un uomo quando diventa padre, l’uomo viene ricollocato esattamente dove era stato prelevato  dopo avergli ovviamente resettato la memoria. Lui pertanto entra nell’emporio il 12 ottobre 1954, che era appunto un martedì.
  4. Universo parallelo. Lo spot si svolge in un universo parallelo dove il 12 ottobre 1953 è davvero lunedì. Il messaggio nascosto è che la Telecom non solo vuole essere il leader nazionale di questo presente ma anche dominare il mercato telefonico delle Italie parallele.